Venerdì 30 ottobre
Rassegna di concerti di musica da camera.
Schönberg - Pierrot lunaire
Valentina Saccone, Soprano
Ensemble allievi del corso di musica da camera
Direttore: Matteo Fossi
Auditorium dell'Istituto, ore 18.00. Ingresso libero.
Il Pierrot lunaire fu composto da Arnold Schönberg a Berlino nel 1912 per la cantante di cabaret Albertine Zehma; consiste in un ciclo di ventuno melologhi su testi del poeta simbolista belga Albert Giraud tradotti in tedesco da O.E.Hartleben. Scritto per voce recitante e ensemble strumentale il Pierrot lunaire si caratterizza per lo Sprechgesang (“canto parlato”), uno stile vocale a metà strada tra il canto e la recitazione. Così scrive l’autore: “La melodia segnata con note nella Sprechstimme [la parte del recitante] non è destinata (tranne singole eccezioni, del resto indicate) ad essere cantata. L'esecutore [...] si renda cosciente della differenza tra "suono parlato" e "suono cantato": il suono cantato conserva immutata la sua altezza, mentre il suono parlato dà sì l'altezza della nota, ma la abbandona subito salendo e scendendo [...] non desidera affatto un parlare realistico-naturalistico. Al contrario, deve essere ben chiara la differenza tra il parlare comune ed il parlato che operi in una forma musicale. Ma esso non deve ricordare neppure il canto.
”Questa è una delle composizioni più rappresentative della fase di Schönberg definita “atonale”, il ciclo infatti insieme ad altre composizioni realizzate a partire dal 1908, rappresenta la rinuncia sofferta e consapevole del compositore alle convenzioni del linguaggio armonico tonale, sentito ormai, alle soglie della prima guerra mondiale, di maniera e privo di autenticità espressiva.
Le 21 liriche del Pierrot lunaire illustrano ciascuna una situazione particolare o un dato carattere del personaggio protagonista Pierrot, un poeta triste e malinconico che cerca di esprimere sé stesso e il suo carattere ambiguo . Le liriche sono ripartite in tre gruppi. Nel primo (1-7) emerge il lato sognatore della maschera che veste i panni del poeta romantico; nel secondo (8-14) quello macabro: Pierrot è preda di fantasie paranoiche; nel terzo (15-21) spicca invece il carattere burlesco e surreale: alla fine dopo vari tormenti Pierrot torna alla sua patria, Bergamo, invocando “l’antico profumo dei tempi delle fiabe”. L’altro personaggio è la luna le cui differenti apparizioni rispecchiano le diverse anime di Pierrot. In questo modo il ciclo restituisce bene quell’aspetto ambivalente e lunatico che contraddistingue la maschera di Pierrot alla fine dell’Ottocento.
Definite con estremo rigore le norme dell'interpretazione, sin dalla prefazione alla partitura, l’orchestrazione è assai varia e movimentata. Solo 6 dei 21 brani in cui l'opera si articola presentano l'organico completo, mentre negli altri brani gli strumenti sono impiegati a gruppi di 2, 3, 4; addirittura, nel settimo brano (La luna malata) la voce dialoga solo con il flauto. L'instabilità tonale è utilizzata come specchio dell'estrema instabilità psicologica, ovvero dell'illogicità propria della dimensione onirica.