Venerdì 30 ottobre

flyerFRANCIFESTIVAL 2015-16

 

Rassegna di concerti di musica da camera.

Schönberg - Pierrot lunaire

Valentina Saccone, Soprano
Ensemble allievi del corso di musica da camera
Direttore: Matteo Fossi

Auditorium dell'Istituto, ore 18.00. Ingresso libero.

 

 

PROGRAMMA

PIERROT LUNAIRE op. 21

Per voce, pianoforte, flauto (ottavino), clarinetto (clarinetto basso), violino, viola e violoncello

 

Testo di Albert Giraud Musica di Arnold Schönberg

 

1. Mondestrunken (Ebbro di luna)
2. Colombine (Colombina)
3. Der Dandy (Il Dandy)
4. Eine blasse Wäscherin (Una pallida lavandaia)
5. Valse de Chopin (Valzer di Chopin)
6. Madonna (Madonna)
7. Der kranke Mond (La luna malata)
8. Nacht (Notte)
9. Gebet an Pierrot (Preghiera a Pierrot)
10. Raub (Rapina)
11. Rote Messe (Messa rossa)
12. Galgenlied (Canto della forca)
13. Enthauptung (Decapitazione)
14. Die Kreuze (Le croci)
15. Heimweh (Nostalgia)
16. Gemeinheit (Canagliata)
17. Parodie (Parodia)
18. Der Mondfleck (La macchia lunare)
19. Serenade (Serenata)
20. Heimfahrt (Ritorno a casa)
21. O alter Duft (O antico profumo)

 

Valentina Saccone voce
Andrea Pasquini flauto e ottavino
Daniele Fabbrini clarinetto e clarinetto basso
Fiammetta Casalini violino
Davide Nannoni viola
Riccardo Dalla Noce violoncello
Livia Zambrini pianoforte

Matteo Fossi direttore

        manifestoFRANCIFESTIVAL 2015-2016

Il Pierrot lunaire fu composto da Arnold Schönberg a Berlino nel 1912 per la cantante di cabaret Albertine Zehma; consiste in un ciclo di ventuno melologhi su testi del poeta simbolista belga Albert Giraud tradotti in tedesco da O.E.Hartleben. Scritto per voce recitante e ensemble strumentale il Pierrot lunaire si caratterizza per lo Sprechgesang (“canto parlato”), uno stile vocale a metà strada tra il canto e la recitazione. Così scrive l’autore: “La melodia segnata con note nella Sprechstimme [la parte del recitante] non è destinata (tranne singole eccezioni, del resto indicate) ad essere cantata. L'esecutore [...] si renda cosciente della differenza tra "suono parlato" e "suono cantato": il suono cantato conserva immutata la sua altezza, mentre il suono parlato dà sì l'altezza della nota, ma la abbandona subito salendo e scendendo [...] non desidera affatto un parlare realistico-naturalistico. Al contrario, deve essere ben chiara la differenza tra il parlare comune ed il parlato che operi in una forma musicale. Ma esso non deve ricordare neppure il canto.
”Questa è una delle composizioni più rappresentative della fase di Schönberg definita “atonale”, il ciclo infatti insieme ad altre composizioni realizzate a partire dal 1908, rappresenta la rinuncia sofferta e consapevole del compositore alle convenzioni del linguaggio armonico tonale, sentito ormai, alle soglie della prima guerra mondiale, di maniera e privo di autenticità espressiva.
Le 21 liriche del Pierrot lunaire illustrano ciascuna una situazione particolare o un dato carattere del personaggio protagonista Pierrot, un poeta triste e malinconico che cerca di esprimere sé stesso e il suo carattere ambiguo . Le liriche sono ripartite in tre gruppi. Nel primo (1-7) emerge il lato sognatore della maschera che veste i panni del poeta romantico; nel secondo (8-14) quello macabro: Pierrot è preda di fantasie paranoiche; nel terzo (15-21) spicca invece il carattere burlesco e surreale: alla fine dopo vari tormenti Pierrot torna alla sua patria, Bergamo, invocando “l’antico profumo dei tempi delle fiabe”. L’altro personaggio è la luna le cui differenti apparizioni rispecchiano le diverse anime di Pierrot. In questo modo il ciclo restituisce bene quell’aspetto ambivalente e lunatico che contraddistingue la maschera di Pierrot alla fine dell’Ottocento.
Definite con estremo rigore le norme dell'interpretazione, sin dalla prefazione alla partitura, l’orchestrazione è assai varia e movimentata. Solo 6 dei 21 brani in cui l'opera si articola presentano l'organico completo, mentre negli altri brani gli strumenti sono impiegati a gruppi di 2, 3, 4; addirittura, nel settimo brano (La luna malata) la voce dialoga solo con il flauto. L'instabilità tonale è utilizzata come specchio dell'estrema instabilità psicologica, ovvero dell'illogicità propria della dimensione onirica.

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